MUTUI SUBPRIME: I RISCHI PER IL RISPARMIATORE
COSA SONO I MUTUI SUBPRIME?
Sono mutui ipotecari concessi per l’acquisto della casa a
persone meno abbienti con rischio elevato di mancato rimborso delle
rate. Il fenomeno “subprime” è tipicamente ed
esclusivamente americano: in Europa e quindi in Italia i mutui vengono
concessi con criteri più selettivi, in particolare per quanto
concerne la capacità di indebitamento del mutuatario (rapporto
rata mutuo/reddito inferiore al 35/40 %).
LA CRISI DEI MUTUI SUBPRIME
La crisi delle borse mondiali è iniziata nel marzo 2007 con
lo stato di crisi annunciato da società americane specializzate
nella concessione di mutui ipotecari ad alto rischio (subprime).
La crescita dei tassi americani ha in sostanza messo in difficoltà
le famiglie che avevano acceso mutui, le cui rate in un arco di
tempo relativamente breve sono significatamene aumentate determinando
quindi un elevato indice di insolvenza.Ad aggravare la crisi dei
mercati mondiali hanno contribuito in misura determinante prodotti
“derivati” emessi a fronte dei mutui “subprime”:
questi venivano in sostanza cartolarizzati (ceduti) ad altre società
che a loro volta emettevano prestiti obbligazionari muniti di rating
(giudizio di affidabilità) d’eccellenza.Tali obbligazioni
– sottoscritte da istituzioni finanziarie americane, europee,
asiatiche – sono state immesse tra l’altro nei portafogli
di fondi comuni destinati ai risparmiatori. La crisi dei mutui subprime
ha innescato una reazione a catena culminata nel crollo dei mercati
azionari.
I RISCHI PER I RISPARMIATORI IN ITALIA
Come già detto i mutui “subprime” sono
un fenomeno tipicamente americano e la loro crisi non dovrebbe avere
riflessi diretti sul risparmiatore italiano. C’è comunque
un rischio indiretto qualora il risparmiatore italiano abbia investito
i propri risparmi in fondi comuni o altri prodotti finanziari nei
cui portafogli siano presenti “strumenti derivati” collegati
ai mutui “subprime”.Il suggerimento in questo caso è
di rivolgersi alla propria Banca per avere una puntuale informativa
in tal senso. Inoltre, quello che consigliamo ai risparmiatori è
di sottoscrivere qualsiasi tipologia di investimento non soltanto
sulla base dei rapporti di amicizia, fiducia e fidelizzazione tra
lui e il direttore di banca, il promotore o il consulente finanziario,
ma sulla comprensione realistica dei rischi e dei rendimenti reali
o presunti tali del prodotto.
1) INSTABILITA’ DEL MERCATO AZIONARIO
Il rischio è un elemento imprescindibile da qualsiasi tipologia
di investimento che il risparmiatore intende sottoscrivere; quello
che deve essere sempre chiaro è capire - e questo è
il ruolo che dovrebbero svolgere i consulenti finanziari, i promotori
finanziari e gli impiegati di banca - la consapevolezza e la percezione
del rischio che il risparmiatore intende assumere al momento dell’investimento.Avvicinandosi
al mercato azionario, il risparmiatore deve valutare:
a) Volatilità e instabilità dei mercati azionari:
sono due importanti variabili che il risparmiatore non può
non tenere nel dovuto conto quando si appresta all’acquisto
di titoli azionari.
b) La solidità patrimoniale di una società quotata
in borsa: è l’altro importante indicatore fondamentale
che ci consente di scegliere un titolo invece di un altro. Altra
cosa è la speculazione sui mercati azionari che si effettua
acquistando e vendendo azioni in un arco di tempo relativamente
ristretto. Il contesto economico globale oggi non ci consente di
effettuare questo tipo di scelta con minori dubbi e perplessità
di ieri,quando le valutazioni su questa o quella società
non potevano essere svolte con la stessa rapidità dai risparmiatori
(internet, bilanci on-line, notizie flash dei mercati, news, ecc).
Questo perché gli scandali finanziari del recente passato
hanno minato inesorabilmente l’affidabilità di organi
di controllo istituzionali e di banche italiane e americane. A quest’ultime
(multinazionali della finanza e, nel contempo, agenzie di rating
con enorme peso sul mercato, del quale costituiscono l’ago
della bilancia), in particolare, viene da sempre affidato e per
consuetudine accettato (da investitori istituzionali) un giudizio
più comunemente definito rating, che dovrebbe esprimere oggettivamente
l’affidabilità delle aziende quotate in Borsa.Detto
questo e preso atto dell’attuale contesto, suggeriamo cautela
nell’acquisto di titoli nel settore finanziario perché
a prescindere dall’esposizione soggettiva di ogni banca italiana
sul problema subprime (che non conosciamo e forse mai conosceremo
nel dettaglio), ogni cattiva notizia sul fronte “banche”
americano si ripercuote inesorabilmente sugli umori degli altri
mercati scatenando quella reazione negativa di vendite diffuse,
più comunemente chiamata panic selling, su titoli dello stesso
settore anche se non direttamente implicati nelle vicende americane.
2) FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO E POLIZZE “UNIT LINKED”
Discorso a parte lo meritano i fondi comuni di investimento (f.c.i)
e le polizze unit linked (in sostanza un f.c.i. con l’accessorio
finanziario caratteristico delle polizze assicurative), per i quali
la trasparenza sulla struttura e la composizione del prodotto all’atto
della sua presentazione al cliente è quasi sempre offuscata
dall’esigenza delle banche dirincorrere budget commerciali.Il
problema per il risparmiatore oggi non è, quindi, legato
soltanto alla scelta di sottoscrivere un fondo più o meno
esposto sui mercati azionari (vedi punto 1), ma anche quella di
sottoscrivere un fondo monetario, un fondo cioè che investe
su strumenti finanziari diversi da quelli azionari e pertanto da
sempre definito dagli esperti del settore un fondo “tranquillo
e sicuro”.Il consiglio migliore se decidete di acquistarlo?
Assicuratevi sempre, chiedendo prima della sottoscrizione delle
quote, quali tipologie di obbligazioni e titoli di stato il fondo
può comprare e vendere e diffidate sempre da chiunque vi
dica che questo o quel fondo garantisce un certo rendimento o peggio
il capitale perché è impossibile.
3) POLIZZE “INDEX LINKED"
In ultima analisi se avete comprato polizze index linked (un’assicurazione
a premio unico con scadenza a medio lungo termine che solitamente
offre una cedola annuale indicizzata a un determinato paniere di
titoli quotati in borsa) o pensate di farlo in futuro recatevi in
banca e fatevi spiegare la struttura del prodotto solitamente composta
da un‘obbligazione e un derivato e pretendete una descrizione
chiara e semplice sull’emittente esull’obbligazione
sottostante la polizza, che sicuramente all’atto della sottoscrizione
vi è stata offerta con rendimento e capitale garantito alla
“scadenza” (… soltanto alla scadenza).
4) OBBLIGAZIONI EMESSE DALLE BANCHE
Un discorso a parte lo meritano le emissioni obbligazionarie
delle banche italiane offerte ai risparmiatori. Si tratta nella
maggior parte dei casi di obbligazioni strutturate e/o subordinate
con rendimenti minimi garantiti e rimborso del capitale a scadenza.
I rendimenti sono anche in questo caso indicizzati a panieri di
titoli quotati sul mercato o in alcuni casi a panieridi fondi gestiti
dalla S.G.R. della stessa banca (doppio guadagno per la banca quindi
che vende una obbligazione e nello stesso tempo i suoi f.c.i.).La
banca in sostanza con l’emissione obbligazionaria finanza
se stessa proprio come lo Stato quando emette BOT, CCT, BTP e CTZ
sul mercato, ma la natura del rischio derivante dall’investimento
è sensibilmente diversa e purtroppo in alcuni casi anche
il rendimento.
Se decidete di sottoscrivere un’obbligazione emessa dal vostro
Istituto di Credito, magari perché allettati da un rendimento
più interessante, assicuratevi sempre di aver ben compreso
le caratteristiche del prodotto e i rischi impliciti dell’investimento:
indicizzazione e prezzo di rimborso, titoli che compongono i panieri,
se ci sono rendimenti minimi garantiti e se sono in linea con quelli
dei Titoli di Stato e infine se l’obbligazione verrà
quotata sui mercati regolamentati o no.
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