Corso di Finanza Comportamentale IV

Irrazionalità degli individui

 

Nella realtà dei mercati azionari però, la regola prezzo = valore fondamentale non sempre sembra valere.
Alla base di questa identità sta l’ipotesi che gli investitori siano razionali, ma la vita reale sembra mostrarci che, il comportamento degli individui, in generale, con la razionalità ha ben poco a che fare.

Pertanto non sembra sia sempre vero che una variazione nei prezzi è legata ad una variazione del valore fondamentale di una azione conseguente alla comunicazione di una notizia sul valore del titolo.

La teoria dei mercati efficienti non sembra pertanto essere il criterio più adatto a spiegare l’andamento dei mercati finanziari. E’ partendo da questa convinzione che, da un po’ di anni a questa parte, si è dato il via ad un nuovo approccio allo studio di tali mercati.
Tale approccio, che va sotto il nome di finanza comportamentale, consiste nel legare fattori economico finanziari con studi di psicologia e sociologia.

I “comportamentalisti” ritengono che le fluttuazioni nei prezzi azionari possano essere legate ad un problema di aspettative degli investitori circa il valore futuro delle azioni, o addirittura ad un eccesso di ottimismo conseguente all’ ascolto di una serie di buone notizie sul futuro.
Se un investitore ritiene che un'azione in futuro possa valere molto, sarà disposto oggi ad acquistare quell’azione ad un prezzo piuttosto alto, nella convinzione di poterla rivendere successivamente ad un prezzo superiore. Analogo discorso vale per l’acquirente futuro.
Pertanto le azioni possono aumentare di prezzo, solo perché l’investitore si aspetta che ciò accada.

Cosa succede dopo un certo periodo?…
Questo lievitare dei prezzi, non essendo supportato da alcun dato effettivo, ma essendo determinato solo dall’entusiasmo e dall'avidità degli investitori, è destinato a spegnersi, e quindi si avrà il crollo e cioè la repentina discesa dei prezzi.
Prove di questo fenomeno, che prende il nome di “Bolla Speculativa”, proprio perché destinato a scoppiare, si hanno già nel lontano diciassettesimo secolo.

In un suo libro “La pazzia delle folle”, pubblicato nel 1841, Charles Mackay, racconta della mania dei tulipani che si diffuse in Olanda nel 1634, quando i bulbi di tulipano raggiunsero un prezzo superiore all’oro**.

Questo eccesso di ottimismo degli individui, in particolare degli investitori, è legato all’atteggiamento assunto dagli stessi nel fare delle previsioni: ossia non considerare le leggi della probabilità, a differenza di quanto sostenuto dalla tradizionale teoria dell’utilità attesa di Von Neumann - Morgenstern.

Tale teoria parte dal presupposto che:

• l’individuo è razionale

• ha delle preferenze well-behaved

• massimizza l’utilità attesa

ma secondo i sostenitori della Behavioral Finance, tali principi della teoria classica, sono poco realistici.
Anomalie riscontrate nella realtà dei mercati, di cui un esempio è riportato sopra, nel racconto della tulipomania, sono proprio il risultato di comportamenti irrazionali degli individui.

Pertanto i “comportamentalisti” sostengono che gli individui non sono razionali:

• forniscono nuove assunzioni circa le preferenze (presentando una nuova teoria dell’utilità attesa)

• sottolineano che gli individui non cercano di ottenere il massimo valore atteso, ma il meglio per sé

• evidenziano come gli individui seguano principi euristici


** Egli racconta che, il tulipano fu introdotto nell’Europa occidentale nel XVI secolo. Nel giro di pochi anni i bulbi di tulipano iniziarono ad essere molto ricercati, soprattutto in Olanda, prima dai nobili e pian piano anche dalle classi medie.

Nel 1634 la smania di possedere questi tulipani, era tale da spingere gli Olandesi, addirittura a trascurare le proprie attività, per dedicarsi al commercio del tulipano.

Le specie di tulipano erano diverse: la più pregiata era la così detta “Semper Augustus”. Pare che in Olanda ci fossero solo due radici, di cui una era posseduta da un ricco mercante. Quest’ultima finì nello stomaco di un povero marinaio che, ignaro dell’importanza che il tulipano stava avendo in quell’epoca, pensò bene di utilizzarla per condire una aringa, regalatagli dal ricco mercante, un tempo proprietario di quella sventurata radice. Il povero marinaio capì troppo tardi di aver ingoiato un tesoro!

La domanda di tulipani crebbe così tanto nel 1636 che vennero istituiti mercati regolari per la loro vendita alla Borsa Valori di Amsterdam, Rotterdam, etc.
Gli speculatori, avendo massima fiducia in questo mercato, iniziarono a commerciare in tulipani, cercando di provocare fluttuazioni nei prezzi; acquistavano quando il prezzo scendeva e vendevano quando saliva.

Tutti pensavano che questa mania per i tulipani sarebbe durata in eterno.
Ma fortunatamente alcuni più prudenti si resero conto che non era così. I ricchi non compravano più tulipani, ma li vendevano per trarne lauti profitti. Iniziò a diffondersi uno stato di sfiducia e pian piano il valore dei tulipani crollò definitivamente.

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