Corso di Finanza Comportamentale I

Un nuovo approccio alla Teoria dei Mercati Efficienti

La finanza comportamentale è un approccio alternativo alla teoria finanziaria classica che, allentando alcune delle ipotesi della teoria dei mercati efficienti, sembra in grado di fornire risposte migliori al reale andamento dei mercati finanziari.

La teoria dei mercati efficienti infatti parte dal presupposto che gli investitori siano razionali e valutino i titoli razionalmente, ossia prezzo uguale al valore fondamentale del titolo e che ci siano opportunità di arbitraggio perfetto che annullino tutte le eventuali oscillazioni dei prezzi provocate dalle strategie di investimento di eventuali investitori irrazionali.

Ma se questo fosse vero, come si giustificherebbero le improvvise impennate dei prezzi seguite da un repentino crollo, susseguitesi negli ultimi anni? I comportamentalisti forniscono una risposta di tipo psicologico a tale fenomeno giustificandolo sia con l’irrazionalità degli investitori, sia con la limitatezza dell’arbitraggio, a sua volta provocata sempre dall’imprevedibilità del loro comportamento.

La finanza comportamentale mostra come fattori emotivi possano influenzare le scelte di investimento degli individui, che non sembrano comportarsi in modo perfettamente razionale, violando piuttosto la teoria dell’utilità attesa.

A differenza di quanto sostenuto dalla tradizionale teoria dell’utilità attesa, secondo cui un individuo, posto di fronte a due lotterie con uguale valore atteso, sceglie indifferentemente l’una o l’altra, si può notare un atteggiamento differente negli individui a seconda che le due opzioni con uguale valore atteso abbiano ad oggetto una possibilità di guadagno o un rischio di perdita (Prospect Theory).

Ma quanto pesa questo differente atteggiamento se oggetto della scelta è la decisione fra conservare o vendere un titolo che ha registrato una notevole perdita?

Spesso si unisce a questa avversione alle perdite una eccessiva fiducia, da parte degli investitori, nelle proprie capacità (overconfidence). Questo li induce a utilizzare una stessa informazione, a disposizione di tutti, in modo differente a seconda del proprio grado di overconfidence, determinato dalle precedenti esperienze. Se le scelte, effettuate sulla base di tali informazioni, dovessero rivelarsi giuste ( rispetto al verificarsi degli eventi), allora gli individui commetterebbero un ulteriore errore, ossia quello di attribuire il piccolo successo a proprie capacità (self attribution bias), salvo poi a parlare di “destino” o sfortuna o casualità, in caso di insuccesso.

Queste distorsioni cognitive che caratterizzano gli individui hanno delle ripercussioni anche sulle scelte degli arbitraggisti che, secondo la teoria dei mercati efficienti, dovrebbero essere in grado di annullare le variazioni nei prezzi determinate dalle strategie di investimento di investitori irrazionali.

Secondo i comportamentalisti infatti, può accadere che le idee pessimistiche degli investitori irrazionali, circa il futuro andamento di una determinata azienda, continuino anche dopo che l’arbitraggista, seguendo la sua strategia, abbia proceduto all’acquisto del titolo legato a tale azienda. Se infatti ciò dovesse accadere, si determinerebbe un ulteriore svalutazione del titolo che farebbe registrare delle notevoli perdite all’arbitraggista. Questo timore induce l’arbitraggista ad essere più cauto, mostrando pertanto, che non esistono delle opportunità di arbitraggio perfetto come sostenuto dalla tradizionale teoria finanziaria.

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